La settimana scorsa, nella prima parte, si affrontava il fenomeno musicale che ha coinvolto giovani e non di tutto il mondo, che per mezzo di nuovi arrangiamenti, hanno rivoluzionato l’idea di cover.
Ogni sfera musicale ha partecipato al suo adattamento, dalle sole versioni instrumental, a quelle tradotte in lingua da artisti emergenti e talentuosi, passando per quelle in puro stile acapella.
In questo post vorrei iniziare con la parte strumentale.
Nel corso delle mie sessioni di disegno, in quel periodo, avevo l’intenzione di acquistare uno strumento che meglio si avvicinava al suono prodotto dal fischiettio. Non mi soffermerò molto a sintetizzare i ragionamenti fatti per la scelta, che magari dedicherò forse in un altro articolo, ma semplicemente mi interessava scoprire le potenzialità. Così ho inserito nel motore di ricerca due semplici termini che riconducessero al tema e allo strumento, imbattendomi in questa musicista. La prima canzone che eseguiva era proprio Despacito.
INGHILTERRA
Si tratta di una youtuber del Sud Africa trapiantata in Inghilterra. Molto attiva sul suo canale dove, per mezzo di una base in sottofondo, esegue i suoi pezzi col flauto traverso, talvolta in duetto con altri musicisti che popolano la piattaforma. Lo strumento in questione è appunto un flauto traverso facente parte della famiglia dei legni categoria aerofoni.
MESSICO
Diverso strumento e diverso anche il paese da cui proviene come è diversa la sua versione proposta. Rispetto alla precedente, utilizza una base per poterci armonizzare sopra il brano. Si tratta di Facundo Pasoli un ragazzo messicano che cattraverso il suo sassofono contralto intrattiene la clientela di un ristorante.
UNGHERIA
Forse questa rappresenta una fra le versioni al pianoforte che preferisco. Da notare la cura con cui in estemporanea miscela i vari suoni per comporre le singole tracce tramite la pedaliera. Uno stile che in Italia è stato introdotto da Alex Britti trasformando i suoi concerti unplugged in una mescolanza timbrica. Questa versione è stata eseguita da Peter Bence un compositore ungherese che a quanto pare è molto attivo nella sfera musicale internazionale.
NEPAL
Diverso continente, ma pregnante di bravi artisti musicali. Ci troviamo davanti ad uno strumento molto simile al flauto traverso occidentale. In realtà si tratta del Bansuri che rappresenta una cultura musicale del tutto diversa dalla nostra, sia nella tonica dello strumento che nell’esecuzione di determinate note o sfumature. Tralasciando tutta questa teoria, magari l’affronteremo in un’altro articolo a lui dedicato, mi vorrei soffermare proprio sulla passione che questo brano trasmette, arrivando fino a questo luogo così distante da noi ma che grazie alla connessione internet ci proietta vicino a questa cultura. Ad eseguirlo è Swarnim Maharjan.
BENGALA OCCIDENTALE
Uno stato che in passato è stato colpito da numerose guerre interne per il controllo e/o la separazione in due stati diversi. Il musicista, originario di Calcutta, Panchajanya Dey, sempre col il flauto bansuri esegue una versione del tutto diversa dalle precedenti. A mio avviso una fra le più riuscite di adattamento al proprio paese di origine.
La seconda che ascoltai al bansuri. Questa volta non ho trovato molte informazioni riguardo la nazionalità dell’artista, ma si tratta comunque di una bravissima musicista bengalese forse trasferitasi in Australia per gli studi. Fabihah Siddique. Dalla grandezza dello strumento si intuisce che la tonalità della base sia stata trasposta per meglio adattarla all’esecuzione. Anche lei elabora un adattamento nell’armonizzazione delle note, aggiungendo piacevoli sfumature.
Si ritorna di nuovo in INGHILTERRA con un sodalizio musicale di tre promettenti musicisti di origine indiana che nella vita svolgono altre mansioni. Si tratta di Praveen Prathapan col flauto bansuri, Janan Sathiendran con la tabla uno strumento a percussione, questa volta con l’inserimento di un elemento tecnologico grazie all’avvento delle App come il Geoshred eseguito da Mahesh Raghvan.
FRANCIA
Si ritorna nuovamente in europa con un’insegnante e musicista professionista di arpa, Evélina Simon di Perpignan. Si nota come l’interpretazione della melodia e nell’esecuzione dell’accompagnamento, sia stata fatta una scelta rispetto alle versioni proposte precedentemente, quella di sfruttare totalmente le potenzialità dello strumento.
CINA
Altro strumento, altra cover. Quella proposta da Eelin Lim differisce molto nello stile delle precedenti ma porta a noi occidentali una novità. Presenta uno strumento cordofono sconosciuto, il Gu-zeng. Piacevole nell’esecuzione e forse da utilizzare quando si cerca un po’ di relax prima di cominciare la settimana.
GERMANIA
Torniamo nuovamente in Europa (geograficamente non politicamente) con un nuovo strumento, le marimba. Purtroppo non è dato conoscere i nomi dei due musicisti ma il video si firma Tomas Mayer alias Tomyrimba.
BRASILE
Un ritorno in patria per un brano partito dal sud america ma che comunque ha più connotazioni latine. Anche qui è stata ascoltata ed interpretata da Jùlia Reis con un cordofono il Violino.
Torniamo nuovamente in UNGHERIA anche per dimostrare che questo brano riesce a stuzzicare la sensibilità di compositori di altre età. Si tratta di una interpretazione piacevole e classicheggiante di Peter Vamos, pianista fuggito da Budapest per trovare fortuna in Austria, suo Paese adottivo.
USA-CANADA
Saliamo notevolmente di livello con questo duetto (o forse meglio dire in questo caso terzetto) di pianoforte e violoncello. Quando le diversità politiche e storiche vengono superate dall’Amore per la musica crea unioni insolite che possiamo vedere in questo video. Si tratta dei “Brooklyn Duo” formato dalla coppia anche nella vita, Marnie Laird canadese e Patrick Laird americano.
Terminiamo l’assaggio della versione strumentale con una forse di nicchia delle cover proposte, in puro stile metal. Sound che ricordano molto gli Iron Maiden con qualche qualche inflessione ritmica allo speed melodic metal. Non ho molte notizie sull’artista ma si chiama Jonathan Gagnon alias Juanathang.
Prima di concludere l‘instrumental vi lascio una versione più romantica che dai suoni ricorda molto la Senna, i suonatori e la Francia, ma che in realtà ci riporta in Messico.
A dimosrazione che spesso le parole non servono per comunicare, basta uno strumento, una canzone piacevole e tanta fantasia per mostrare l’Amore che le divergenze culturali e politiche tenta di soffocare. Solo persone di buona volontà e creative potranno appianarle.
Prossimamente assaggeremo le versioni tradotte e cantate in lingua.
2 pensieri riguardo “Despacito quando una canzone unisce i popoli (Parte II)”