Come accennato nella prima parte di questo articolo, veniva descritto l’impianto urbanistico necessario per il corretto sviluppo della Lega Anseatica per mezzo di un impalcato, come vie di comunicazioni, strade e ovviamente piazze che furono il fulcro del loro dominio. Nel blog di Marzia che ha accennato l’approfondimento odierno, si racconterà quanto segue.
Da un punto di vista stilistico, grazie al commercio di beni e saperi, e purtroppo anche di manodopera, si è instaurato un nuovo stile architettonico proprio di quelle zone, il Backsteingotik, caratterizzato dalle forme tipiche dall’architettura gotica e da un materiale inusuale per l’epoca, il mattone rosso.
Attorno allo sviluppo di questo sodalizio vi erano nel XII secolo ulteriori avvicendamenti politici fra le monarchie limitrofe, come gli attriti fra Innocenzo III e Ottone IV, rispettivamente il Regno di Francia e il Sacro Romano Impero, che sfociarono nel 1214 in quella che sarebbe conosciuta come la Battaglia di Bouvines.
Forse sarà stata scintilla che avrà influenzato poi, nei decenni successivi lo sviluppo del mattone e delle tecniche di produzione.
Rispetto al gotico tedesco, quello francese era caratterizzato dall’utilizzo di roccia cavata nei luoghi circostanti al cantiere, dove la conoscenza petrologica del territorio e la padronanza di metodi per l’estrazione della roccia, permettevano il suo sviluppo oltre che il suo commercio. Commercio inteso come arte del sapere, divulgazione e approvvigionamento dei mastri scalpellini necessari alla riproduzione di quelle tecniche per altre maestranze.
Come viene riportato dal Prof. Paolo Faccio dello IUAV di Venezia, le tecniche costruttive a partire dal XII secolo abbandonavano i concetti dell’italiano Marco Vitruvio Pollione che col suo trattato “De Architettura” gettava le basi dell’arte del costruire nell’Antica Roma, venivano quindi sostituiti e quasi cancellati (ripresi poi nel rinascimento), abbracciando quelli del francese Villard de Honnecourt che stabiliva una connessione fra determinazione delle geometrie e le procedure meccaniche per la costruzione.
Fra i suoi disegni su pergamena che compongono il Livre de portraiture vengono riprodotte tutte le caratteristiche stilistiche del gotico fra cui i rosoni e le guglie dei campanili ma soprattutto gli archi.
Marzia ha enumerato gli elementi che compongono lo stile, oltre i suoi connotati artistici che ne giustificano l’intrinseco significato.
Mi piacerebbe però approfondire la parte più romantica rappresentata dall’arco, che nelle scuole di architettura di oggi viene dichiarato come estinto la cui emulazione è sterile ed anacronistica che non apporta alcun beneficio nella sua reinterpretazione, escludendo qualsiasi adozione nella produzione moderna.
Tuttavia, se da un lato vi è profonda avversione dall’altro è altrettanta l’attenzione verso quella prodotta nei secoli passati.

Da un punto di vista grafico, l’arco gotico adottato dai nostri amici (oggi) tedeschi e francesi è l’arco a sesto acuto lanceolato (detto anche ad ogiva per la sua forma) e l’arco rampante che verrà sostituito poi dal contrafforte nelle chiese romaniche nelle epoche successive.

Veniva utilizzato per gli archi delle navate sopra cui venivano poste delle volte a crociera nervate che creavano la copertura. I conci venivano prodotti per sottrazione di materiale, per quelle realizzate in Francia.
Ritornando nei limiti geografici del Backsteingotik e soprattutto le vicende politiche passate, hanno permesso lo sviluppo di un sistema che forse possiamo chiamare pre-industriale per quanto concerne la produzione. Il mattone è un elemento pregnante nelle costruzioni ottocentesche e ampiamente impiegato in ambito rurale, sia per il basso costo di manodopera che per la facilità di messa in opera da operai che ne conoscevano la tecnica. Nel medioevo invece poteva presentare insidie nella sua produzione e come per i mastri scalpellini, doveva essere ben sedimentata la manualità per la realizzazione del manufatto. Se da un lato il concio di roccia cavata dava più stabilità e spesso richiedeva poca malta, dall’altro la posa in opera del mattone necessitava di più tempo, un quantitativo ben definito di malta ma soprattutto una variegatura di pezzi speciali da impiegare per le nervature degli archi. Oltretutto la scelta di questo materiale e di tutto ciò che ne consegue, era dettato dal fatto che nei luoghi dove si sviluppò la Lega Anseatica non era possibile cavare materiale da costruzione, quanto meno nelle quantità richieste, imponendo così un nuovo prodotto da commerciare, trasportabile, modellabile ma soprattutto necessario nella costruzione.

A circa 280 km da Brema, in direzione di Amburgo sorge una caratteristica cittadina, Bad Doberan che ospita la chiesa abaziale cistercenze ormai in rovina ma ben conservata.
L’immagine è rappresentativa e mostra la maestria di questi artigiani del mattone. Il piedritto in primo piano, definisce le modalità di messa in opera che si presentano sfalsati a sinistra rispetto a quello di destra. Qui però il colore della malta pone in essere un intervento di restauro detto anche di integrazione, che è stato eseguito per migliorarne la leggibilità oltre che l’integrità statica. L’intradosso arrotondato sicuramente è composto da quei pezzi speciali realizzati per richiamare lo stile dell’epoca e che non presenta però ammorsature fra le superfici lineari e quelle che eseguono lo sviluppo della curva. Ovviamente essendo abbandonato ormai da secoli mostra chiaramente le tecniche costruttive utilizzate, privato ormai di qualsiasi orpello.
Pensate con che pazienza e con quanta creatività questi artigiani edificavano lentamente una parete?
Non credo che questa bravura sia stata dettata dal solo corrispettivo in denaro, ma credo che in loro vi era un profondo Amore verso questo materiale. Forse avranno partecipato anche alla produzione, in quelle afose fornaci, quando in età adolescenziale hanno imparato i rudimenti del mestiere, per poi specializzarsi con la posa in opera.
L’immagine lo dimostra. Vi sono parti realizzate in un periodo e altre successivamente, forse da mani diverse. Infatti molteplici operai erano impiegati nella realizzazione degli archi. La tecnica costruttiva per la posa in opera dei cunei richiedeva l’utilizzo di enormi centine in legno, cassaforme realizzate appositamente e poste sotto l’arcata dove il mastro operava l’assemblamento dei mattoni. Una volta che i due lati venivano eretti su questa guida si posizionava il concio di volta che non era standard ma doveva subire dei processi di sgrossamento a mano affinché si incastrasse perfettamente fra le due metà e poter poi sostenere le spinte verticali scaricandole sui piedritti nervati.
Il Duomo di Bad Doberan dimostra come questi pezzi speciali venissero poi dipinte con calce bianca per definirne i contorni e spezzare la monotonia del mattone che altrimenti non avrebbero fatto chiaramente leggere la maestosità dell’opera. Poiché si tratta di una chiesa, Dio è nei particolari, ma aggiungerei che l’Amore risiede nella creatività che il mastro infonde nell’unire e valorizzare quei blocchi di argilla formata e cotta, particolarmente esaltata da un materiale povero che in ambito rurale definiva l’eccellenza della semplicità.
Un Amore creativo per il mattone!
L’ha ribloggato su Alchimiee ha commentato:
Evidenzio , in tema di architetture delle città Anseatiche, quanto è stato elaborato con dovizia di particolari
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Grazie Marzia per averlo letto.
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un bel post interessante e ricco di notizie.
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Grazie per averlo letto.
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grazie a te per averlo scritto
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