La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo (Parte 1)

Ogni incontro nella vita di tutti i giorni, può influenzare le nostre scelte, stravolgere le nostre abitudini, aumentare la capacità di adattamento alle avversità. Talvolta però una conoscenza, ed è un fatto, può dare significato al percorso esistenziale intrapreso e sostenere il peso dell’amarezza con cui l’attesa e la mancanza di libero arbitrio ci avvolgono inesorabilmente, quando la mestizia prende forma nelle proprie sembianze umane, ingrigendo l’aspetto e i pensieri medesimi con quella altrettanta assenza che diviene peso incommensurabile, quasi come l’esistenza stessa, infinita e fragile.
I vari scenari entro cui si svolgono le storie di tutti i giorni, sono intervallati da una profusione di emozioni contrastanti, dal sapore dolce e talvolta amaro, profumi frizzanti, altre volte freschi ma spesso stagnanti legate ormai a quel dinamismo circadiano che rende solide le nostre certezze. Quel giorno e quella notte che si alternano inesorabili e fanno da cornice all’unica e vera variabile costante, l’attesa.

Meccanismo ormai conosciuto e consolidato dalla mite Clare Abshire protagonista del romanzo di Audrey Niffenegger nella sua opera prima “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” che plasma la sua vita nel personaggio incantato apparso nella sua vita, Hanry De Tamble, vivendo l’attesa, fra un’apparizione e un’altra, come un magico carosello di emozioni, sensazioni e desideri che fanno da sfondo allo sviluppo psico-emotivo di una bambina fino al compimento della sua transizione in donna e sua futura moglie.
La serie proposta dalla HBO nell’adattamento scritto da Steven Moffat dell’omonimo romanzo, è possibile scorgere una freschezza nella narrazione dei fatti. Quell’innamorarsi in ordine sparso da una versione più matura di Hanry della piccola Clare, a quella cupa del giovane Hanry della donna ormai matura della giovane Clare. Emerge inoltre una consapevolezza sinottica nel descrivere i due personaggi nella varie versioni sparse nel tempo. Nel corso degli episodi, come nei capitoli del libro, è possibile approfondire ogni aspetto di questa storia, i cui risvolti emotivi e narrativi, mostrano le fragilità di una donna cresciuta a misura di quell’uomo equilibrato che voleva solo essere presente nei momenti più importanti di una donna, la sua attuale moglie.
Atteggiamenti che richiamano un po’ il pensiero romantico post-moderno dove il ritorno alla narrazione storico-fantastica con richiami ad una vasta eterogeneità degli stili, confluiscono verso una chiara espressione di rivalsa emozionale per quel decennio di recessione americana caratterizzata dall’incertezza economica protratta eccessivamente dall’entusiasmo dopo la caduta del muro di Berlino e dal nuovo realismo giornalistico di sensibilizzazione delle masse, che nel rappresentare i conflitti come la Guerra del Golfo prima passando per la guerra dei Balcani che hanno sconvolto gli animi del tempo. Quella stessa coniugazione di tempo, dal passato prossimo al presente indicativo, ne hanno caratterizzato la narrazione delle vicissitudini amorose fra i due protagonisti e dei loro fedeli amici.

Diversa ambientazione nella quarta dimensione
Rispetto all’opera della Niffenegger, il decennio a cui si riferisce la serie è quella post-pandemica dove le parole chiave scritte sul foglio che consegnerà a Gomez come prova testimoniale della sua anomalia genetica, che spicca fra le altre il nome di mascherine. Diversa è invece l’epoca di ambientazione nell’omonima rappresentazione cinematografica Un Amore all’improvviso dove emergono chiare differenze nel personaggio di Clare, più insofferente ai cambiamenti dettati dallo sviluppo della storia d’amore fra i protagonisti, che rimangono chiaramente legati all’età anagrafica dei personaggi letterari del romanzo di origine. Mentre nella serie televisiva, diventa sicura ed indipendente, ma più riflessiva, evidenziando le differenze fra le versioni di Hanry conosciute, imparando ad apprezzarne quello maturo e riflessivo.
Le differenti versioni dei personaggi fra la storia romanzata, l’adattamento cinematografico e quello televisivo, pone l’accento sullo stacco emotivo subito appena dopo l’incidente della madre di Hanry. Più cruento ma eccezionalmente reale lo studio fatto sul personaggio. La capacità dissociativa al dolore imminente dove il pensiero di rivivere nei ricordi l’accaduto viene esaltato dalla capacità genetica che consente al protagonista di poter rivivere o vedere tutto quanto ad esso associato, consentendo di certo un dinamismo. Si pensa infatti ad un ricordo traumatico che viene continuamente vissuto nei ricordi diventando spesso un fatto reale, anche a distanza di tempo. Questo genera uno stato di agitazione, tensione e sofferenza ed è qui il gioco romanzato che aiuta a dare alla storia quel balzo in più: La capacità di vivere nel passato, nel presente e talvolta nel futuro.
Il senso di smarrimento, il dover lottare per vivere anche solo per un boccone di pane rubato, accentua lo stato d’animo del personaggio che lo rende amabile e comprensibile. Ma questo è ciò che accada a chi soffre della sindrome post-traumatica esaltando però la sua capacità a sopravvivere dalla strana aggressività degli individui che nel corso delle sue apparizioni nei luoghi sparsi nel tempo, manifestano contro di lui.
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L’apparire nudo agli occhi della Clare bambina è una chiara metafora di come in realtà, quando ci si trova davanti alla persona che rappresenta la tua casa, il tuo rifugio, diventa una consuetudine lasciarsi andare e mostrare la parte di se più intima e vera. Tuttavia quell’essere nudo anche agli occhi di chi lo vede apparire dal nulla, è chiaramente una conseguenza negativa agli occhi degli estranei. Lo cacciano, lo perseguitano, lo percuotono perché non è vestito con la maschera della propria epoca, non è riconoscibile e non può essere incasellato nei ruoli della società contemporanea. Solo il suo amore di sempre riesce a comprenderlo o quanto meno a cercare di giustificarlo. Non è chiaro dalla serie televisiva come si fossero conosciuti Hanry e Clare, ma è certo che lui desidera essere onnipresente nella vita di questa donna, come a compensare i futuri anni di distacco che dovrà subire.

Costruirà con lei l’attesa, plasmerà il suo ideale di uomo conoscendo quell’uomo maturo per cui proverà poi un forte trasporto. Sarà pronto ad uccidere per la Clare ormai diciottenne ma la grande sensibilità di lei ed il suo buon cuore, trasformerà quella spedizione punitiva in una forma di arte che la porterà un giorno ad incontrare il suo futuro marito, nella biblioteca dove Hanry lavora. Dunque appare logica questa connessione fra realtà, immaginazione e libri perché seppur dissociati dal contesto della trama, in realtà consentono di dare quel dinamismo tipico di chi trova nei libri una fonte di vita alternativa, la cui rete diventa per qualche pagina, la realtà e permette di visualizzare la storia in terza persona.
La scelta da parte dell’autrice di affidare il ruolo di bibliotecario relegato all’archivio, permette di rendere compatibile l’anomalia genetica con la capacità di sostentarsi nella vita di tutti i giorni, giustificando le sue lunghe assenze. Eppure anche in questo ruolo si può scorgere la metafora scritta fra le righe. Una persona schiva, la cui sofferenza ha plasmato la sua inquietudine trova nei ricordi e nei libri il suo sfogo ribelle che solo lui, sulla sua pelle potrà vivere e rivivere.

In opere televisive come queste, appare logico omaggiare il viaggio nel tempo nel simbolo cult del 1985 Ritorno al futuro che è stato sovvertito dall’essere umano che in particolari condizioni troverà la possibilità di portare con se dei frammenti del futuro. Quel libero arbitrio che diventa prepotente quando cercherà di memorizzare i numeri vincenti della lotteria e le date d’incontro con la piccola Clare. Sovvertire la tessitura del continuum tempo-spazio consentendo la coesistenza di più versioni di Hanry nelle varie epoche, addestrando il piccolo Hanry alla sofferenza futura immaginando anche come potrebbe essere l’ultimo giorno della sua vita.
Purtroppo il basso indice di ascolti non hanno permesso alla serie di snocciolare i passaggi cruciali raccontati dal film omonimo e dall’opera prima di Audrey Niffenegger, costringendo ad un taglio repentino delle scene e modificandone il finale quasi in modo nostalgico, affrontando quelle scene chiave in modo blando ed effimero, dando modo allo spettatore di approfondire il suo decorso finale, come una malattia all’ultimo stadio dove i punti cominceranno a congiungersi per formulare la morale intrinseca di tutta la storia.
In conclusione, siamo tutti potenzialmente destinati a vivere un Amore viscerale e puro. Solo ad una cerchia ristretta è consentito però assaporarne ogni giorno la dolcezza di una dedizione totale a quel sentimento divino ormai velato dalle mode passeggere e dai pressanti slogan costruiti dai social per attrarre visibilità. Come un grande amore che finisce, questa serie lascia in bocca un buon sapore, quello stesso sapore che spingerà gli amanti del genere ad approfondire l’altro adattamento; ma questa è un’altra storia, che necessita di un ulteriore approfondimento nella seconda parte di questo articolo.