Se Dio fosse… Uno di noi

L’arte di saper rappresentare le emozioni, inducono gli esseri pensanti a doversi porre dei quesiti, talvolta esistenziali sulla natura dell’uomo e del suo Divino.

Tali argomenti però, riservano non poche e spinose questioni di natura religiosa che hanno continuamente condotto gli stessi esseri umani, ad essere in guerra. Che siano esse di natura ideologica o di credo politico, queste sono sempre portate avanti con tale determinazione da perdere il reale senso di unità che l’atto spirituale dovrebbe compiere.

Tralasciando le svariate differenze, sarebbe cosa buona e giusta interrogarsi sull’idea personale che abbiamo del Divino, di Dio o di come ognuno di noi voglia chiamarlo.

Chi appartiene al ramo cristiano, vede in Dio una figura reale e dalle fattezze umane, che controlla l’intero corso e decorso dell’universo. Ma al tempo stesso, seppur trascritto ogni fine ed inizio, queste possono diventare variabili attraverso l’atto di preghiera.
Altri invece, identificano il Divino come entità a se, energia o semplicemente presenza.

Poiché questo mio intervento si fonderà su disquisizioni prettamente personali, in queste parole non troverà una definizione tratta da manuali o testi sacri, ma ragionamenti guidati dai sentimenti, dalla conoscenza e dalla natura umana. Pertanto chi fosse fondamentalista o estremamente religioso, si astenga da qualsiasi commento sulla validità di tali ragionamenti se non sono atti alla crescita e alla costruzione di un ponte comune verso la rivoluzione interiore.
Per tutti coloro che invece vorranno semplicemente leggere, vi invito a proseguire.

Rispetto agli articoli passati, mi voglio cimentare in una visione personale partendo dalle arti musicali.
Il titolo richiama quello di una canzone di Joan Osbourne “One of us”, dove fondamentalmente l’artista si pone dei quesiti in forma di preghiera. Non tanto verso se stessa ma al decadente mondo che oggi come ieri, ci troviamo a vivere.
Considerato che, la maggior parte di noi, crede in un Dio fatto persona, sarebbe utile poter immaginare un giorno di poterlo incontrare:

If you were faced with him in all his glory?
What would you ask if you had just one question?”

Immagino che queste possano annoverarsi fra i quesiti esistenziali più vicini a noi, esseri dubbiosi che cercano di poter e voler dare risposta al tutto.

Senza influenzare nessuno, mi permetto di poter rispondere, dopo averci pensato più di qualche ora. Ma prima vorrei analizzare la versione italiana di questa canzone, cantata da Eugenio Finardi, quando ancora si apponeva il suffisso & e non feat, con Ligabue: Uno di noi”:

E se Dio fosse uno di noi
solo e perso come noi
anche lui con i suoi guai
nessuno che lo chiama mai…”

Analogie con il testo originale di Joan Osbourne dove identifica un dio umano, che sbaglia, che è imperfetto e come noi cerca la sua strada per il paradiso, da solo e nel prossimo quello a fianco sull’autobus, lo straniero, il diverso, il reietto.
Per chi crede e per chi è distante dalla spiritualità, quante volte abbiamo chiesto qualcosa a Dio, quante volte abbiamo pregato affinché intercedesse per noi sulla soluzione o dissoluzione di un problema?
Forse fin troppe!

Eppure l’unica certezza è il silenzio. Quel silenzio che porta dolore in un momento in cui desideriamo risposte, segnali, un genio della lampada che per mezzo di quei tre fantomatici desideri, mette in ordine i nostri guai.
Quindi, a ragion di logica, il dio che abbiamo costruito, fondamentalmente è questo, un genio che esaudisce i nostri desideri, più sfreghiamo la sua lampada e più otterremo le sue grazie, i suoi favori in cambio della nostra anima dei nostri voti (o forse vuoti).
Così c’è stato insegnato, così agiamo e così ci comportiamo con coloro che si trovano vicino a noi. Desideriamo aiuto, vogliamo la presenza, vogliamo la benedizione che nel bene o nel male, tutto ciò che con noi si compie, sia derivato dal volere di Dio, ma all’atto pratico ci dimentichiamo di chiedere il suo stato d’animo, il suo cuore cosa vive oggi.

Personalmente questi due brani, mi emozionano sempre, percepisco le lacrime di commozione quando ascolto il loro significato. Alla fine è un modo di vedere Dio come impossibilitato ad agire, a gestire noi malvagi esseri che in nome suo, distruggiamo e uccidiamo noi stessi.
Ma ciò che voglio porre davanti ai vostri occhi e magari lanciare una proposta sui vostri rispettivi quaderni, diari o blog che avete aperto, per dare risposta personale a questa semplice domanda:

Se tu fossi di fronte a lui e a tutta la sua gloria, cosa gli chiederesti se avessi una sola domanda a disposizione?”

(Joan Osbourne – One of us)

Proverò a dare una mia risposta e spero che lo facciate anche voi nelle vostre menti e nei vostri cuori, magari condividendo questo mio provocatorio gesto di riflessione riproponendolo nelle vostre vite, nei vostri quaderni, diari e blog.

In passato, identificavo questo Essere straordinario come qualcuno nell’alto dei cieli a giudicarci e a guidarci, dimenticando l’esistenza del libero arbitrio.
Il proprio destino era scritto in un grandioso librone che solo con la preghiera poteva essere corretto e modificato.
Oggi invece, allontanandomi da quella costrizione del pensiero “cattolicistico”, identifico Dio come un sentimento attivo:

Dio è amore o forse l’amore è Dio.” Osho Rajneesh

Ho imparato a vedere l’Amore nelle persone, mentre compiono un gesto di assoluto disinteresse, mentre nella sofferenza di qualcuno, generavano speranza verso il futuro.

Vedo l’Amore quando stai accanto alla persona che condivide con te un cammino insieme, che sia esso per tutta la vita o per un breve tratto, quando questa nelle difficoltà dei propri gesti viene sollevata dalla voglia di alleggerire il suo fardello.

Vedo l’Amore quando incontro un cane che vuole annusarmi, oppure quando un gatto di strada si concede ad uno sguardo amichevole di intesa e di reciproci intenti pacifici.

Vedo l’Amore in un gesto qualsiasi in un giorno qualsiasi, quando cedi il passo o cedono il tuo passo e ricevi un semplice grazie.

Vedo l’Amore in una semplice pianta che cresce e che indisturbata genera frutto.

Vedo lo stesso Amore nelle avversità che la natura ci offre e che mostra la sua resilienza nell’adattamento a quella condizione, sprigionando colori intensi e profumi sconosciuti.

Da poco ho imparato a vederlo anche nelle limitazioni della vita, in una persona che trae forza dai pensieri che scrive e dal desiderio di metterli insieme, romanzarli e donarli a chi saprà accettarli e farli propri, nonostante le avversità e le sofferenze provate, vedo l’Amore in lei che insegue a passo lento i suoi sogni.

Sono dell’idea gnostica che Dio non controlli le nostre vite direttamente, che non ci abbandoni al nostro destino, ma che attraverso il suo progetto di creazione, e non creazionistico, abbia lasciato in noi quella libertà di gestirci, lontano da tutte le allegorie religiose e dogmi che l’uomo ha creato per controllare e sostenere il credo stesso di un dio onnipotente che giudica e punisce tutti.

Pur essendo ben distante dalla domanda iniziale, pur avendo in qualsiasi modo posto a me stesso l’unico quesito importante da esternare, mi sono trovato nel dare risposta concreta senza trovare altra parola se non con un solo gesto, l’abbraccio.

La domanda dunque sarebbe, davanti a questo Dio delle canzoni:

Posso abbracciarti?”

Alla fine che cosa mai dovresti chiedere a Dio, lui parla e risponde attraverso le situazioni che la vita ci “im-pone”, un incontro inaspettato oppure una frase gridata in un cimitero mentre pensi a qualcuno che si trova nell’aldilà e a cui non puoi portare omaggio.

Perché in fondo, quando non sai cosa dire, scegli l’abbraccio affinché parli per te.
Nonostante il concetto di preghiera fosse per tutti quello di:

…far miracoli e perdoni, oppure dare assoluzioni…”

Mi piace invece, abbracciare l’idea di questo pensiero:

Preghiera
Non conosco altra preghiera che il silenzio assoluto.
Nel momento in cui dici qualcosa l’hai distrutto. Per questo le preghiere si recitano nelle chiese, nelle moschee, nei templi e nelle sinagoghe non sono vere preghiere, perché dicono qualcosa.
Cosa c’è da dire al Tutto?
Lo sa già!
Prima di noi, il Tutto lo sa già!
È stupido dire cose al divino, è senza senso.
Ci si può soltanto sedere in silenzio.

Osho Rajneesh – L’ABC del risveglio

Quindi semmai dovreste pregare il Dio di questa esistenza, chiedete semplicemente “Come stai?” tutto il resto è così aleatorio, che nel silenzio troverai ogni risposta ai tuoi quesiti più importanti.

Adesso tocca a voi definire questo ipotetico incontro e mettere insieme le parole per il quesito fondamentale e unico che nella vostra vita a quel solo Dio per cui provate tanta devozione, una sola volta, una sola occasione per ottenere una risposta.

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7 pensieri riguardo “Se Dio fosse… Uno di noi

  1. L’articolo è veramente bellissimo, arrivare qui e leggerti non è mai una delusione. Ho letto con attenzione e poi mi sono persa ascoltando la meravigliosa voce di Joan. Dio è anche in questo, arriva a noi attraverso gli altri, forse, soprattutto, attraverso gli altri, che sia un sorriso di un passante o un fiore che sboccia in mezzo alle rovine. Se lo incontrassi cosa gli chiederei? Un po’ di pace. Penso che capirà 🙂
    Grazie per queste splendide riflessioni!

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    1. Sono contento di leggerti ma soprattutto che ti sia piaciuto la digressione forse un po’ pleonastica del tema. Dopo anni ho riascoltato questa canzone e mi ha subito ispirato a scrivere.
      Una domanda particolare la tua, ma molto significativa.

      Piace a 1 persona

  2. leggendoti mi è venuto in mente “Dio esiste e vive a Bruxelles”, un film del 2015 diretto da Jaco Van Dormael, dove Dio è un uomo, a dire il vero la parte peggiore dell’uomo, egoista, sadico, vendicativo. Una pellicola surrealista, provocatoria anche se nasce con lo scopo di far ridere. Un film che propone una rilettura creativa dei testi sacri, dove Van Dormael mette in scena una gustosa parabola sul rapporto dell’uomo (e la donna) con la religione. Un film che ti consiglio di vedere, perchè è diretto ed interpretato veramente bene.
    Se, come penso, sono andato fuori tema ti prego di scusarmi.
    Ciao

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    1. Grazie Sarino per il tuo contributo. Fuori tema credo proprio di no. Il film lo conosco molto bene ed l’ho visto più volte. Ma merita sempre di essere rivisto per apprezzarne i particolari di narrazione. Un ottimo spunto di riflessione. Grazie di aver scritto qui.

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