
Personaggio simbolo di un romanticismo timorosamente genuino, dalle sembianze reali che fanno da cornice ad uno spaccato della Pietroburgo immaginata, in un periodo storico austero e autocratico. La sua giovinezza costruita con legami fisici e morali, come l’assistenza forzata alla nonna cieca e il filo a cui doveva essere legata affinché non scappasse dai suoi doveri di donna che attende l’amore maturo scomparso ed orfano di missive.
Una storia quanto mai viva al giorno d’oggi in una città qualunque di una nazione qualsiasi, costellata di frasi tradotte in codice binario e diffuse nell’etere, nei social dal debole sentore di sociale, che poco unisce e tanto allontana.
Questa piccola donna, che trova rifugio in uno sconosciuto, fatto di sincera empatia al suo dolore, lui, che entra a mano tesa nella sua vita, oggi tradotto con un semplice e vago “aggiungi” alle liste di virtuali conoscenze.
La storia di due sconosciuti al mondo, che cercano uno spiraglio di luce dalle loro dubbiose vite.
Un giovane uomo conosce una piccola donna con cui prova un trasporto emotivo, nonostante la sua età adolescenziale, che cerca di comprendere e sostenere nelle scelte amorose di un tempo moderno, dove la maggiore preoccupazione è quella di essere corrisposti e non rifiutati, di apparire e non di essere. Un incontro dopo tante parole spese sull’amore che fu, del rifiuto coatto ed inspiegabile. Una rosa protesa verso di lei, al primo incontro, che suggella quel patto giocoso di finti fidanzati che vivono quello status di coppia. Una danza di ruoli in un corteggiamento a luci soffuse e dai ricordi nebbiosi.
Una piccola donna che piange per l’amore passato e che trova conforto nel giovane uomo, inghiotte quel boccone dolce di sentimenti per lei, come fine ultimo di darle sollievo a quel dolore così presente e così acerbo.
Una lacrima che spunta sul lungomare, mentre si è in cerca di stabilire un contatto emotivo, di costruire un ricordo positivo e che si trasforma semplicemente nell’epilogo sentimentale corrente del “lei ama l’altro e lui ama lei ma la consola”. Quell’incontro spostato sul Monte Alto, che cambia i suoi connotati fisici passando per una conversazione sul romanzo che il giovane uomo ha scritto per la sua giovane donna del passato, letto e apprezzato dalla piccola donna che accanto a lei tentenna per i brividi che lo spasmo meteorologico genera verso questi umani impreparati.
Quella mancata promessa di indossare un abito è la causa del primo gelo autunnale diventa presagio che fortifica il loro umore.
Quel desiderio del giovane uomo ad accompagnare sotto casa la piccola donna, atto che rimarca il senso di protezione e responsabilità provato verso di lei.
Quel momento di silenzio sotto casa che presagisce il primo bacio, si trasforma in un saluto affettuoso e rispettoso delle lacrime passate di lei. Per la piccola donna diventa un pretesto per lasciare andare il giovane uomo.
Un giorno di silenzio e tanta freddezza, come una tormenta di neve in pieno inverno, eppure le parole volano nell’etere, vengono lette, percepite e meditate. Di quel calore non vi è che un flebile soffio tagliente che squarcia visibilmente la sicurezza del giovane uomo.
Si prospetta un incontro riparatore e un piccolo viaggio nella città universitaria di lui che tenta di capire a viso aperto, con parole nuove, la sua quarta stagione, quell’inverno anticipato fatto di mezze parole e secchezza delle fauci.
La presenza di un terzo uomo trasforma quella complicità in scelta obbligata per il giovane uomo abdicando il suo ruolo di corteggiatore anonimo in amico sconosciuto solo per il bene ultimo dell’Amore quello che spera un giorno possa incontrare la piccola donna.
Trascorrono anni di indifferenza i due, messaggi di circostanza, ma la piccola donna, ormai diventata giovane donna, incontra nuovamente l’eterno giovane uomo, forse in un momento nostalgico dei tempi che furono. Quelli di pura emozione, quelli che forse ha conservato nel cuore speranzoso di poter rivivere un giorno.
Lui con una storia alle spalle e lei con una vita cresciuta accanto all’Amore di sempre. Quell’incontro fugace fra un impegno ed un altro, diventa teatro di una scena passata. Un copione ormai noto, corroborato da quel gelo che tarda a farsi sentire e quell’abito promesso al giovane uomo del passato che si trova a dover ammirare sulla piccola e giovane donna di oggi. Una promessa mantenuta a distanza di tempo che evidenzia le intenzioni di lei a rivivere quella storia interrotta dalla giovane ed ingenua età.
Quella lunga passeggiata verso il Monte Alto, la nuova versione rivista di quell’incontro del passato dove lei domandava curiosamente il ruolo della protagonista nel romanzo da lui scritto. Diventa una prosecuzione di quanto è rimasto in sospeso e che la piccola giovane donna vuole rivivere con determinazione.
Lei felicemente fidanzata prova dubbi ed incertezze al punto di voler vivere la sua giovinezza passata con quel giovane uomo di oggi. Incontri clandestini, composti, su di una panchina mobile, fatti di parole vere e abbracci profondi, di silenzi assordanti e di sguardi rumorosi. Un rasentare di labbra che sfiora la guancia di lei, mancando di poco la fonte delle sue parole. Nessun incontro di corpi, solo scontro di sentimenti.
Baci mancati per il giovane uomo che non comprende le motivazioni della piccola giovane donna.
Lui che vuole rompere la sofferta clandestinità, che cerca nelle sue parole le reali intenzioni, fino alla rottura di questo legame.
Lei che alle parole del giovane uomo vuole vederlo e che lo incontra senza i simboli del suo amore di sempre, quello che è cresciuto con lei e che ha promesso fedeltà, adesso si ritrova accanto il suo amore mancato, quello del giovane uomo confuso e rassegnato. Le sue mani libere da fardelli dorati, orpelli che tanto sanno di eternità.
Quel giorno, dopo l’incontro e i dubbi della piccola giovane donna, la promessa di impegno eterno con lei e con Dio dal suo amore di sempre. Una storia che si ripete per il giovane uomo, a conferma dell’inadeguata posizione in cui ha vissuto con lei quei momenti clandestini.
L’indecisione di lei e la risolutezza del giovane uomo, ancora una volta spingono la piccola giovane donna a vivere questa nuova primavera emotiva, quei sogni che raccontava negli incontri clandestini, il matrimonio a 25 anni e il padre che concede la sua prediletta a quell’amore di sempre.
Il giovane uomo si fa da parte vivendo la sua vita alla ricerca di qualcosa, e dopo anni da quell’ultimo incontro, trova solo uno schianto con il duro asfalto e con la realtà.
La piccola giovane donna vuole vederlo per l’ultima volta, dopo che le cicatrici fisiche ed emotive del giovane uomo si sono rimarginate, e come la Nasten’ka del celeberrimo romanzo, in quella panchina del Re si trasforma per la terza volta, in una quarta notte bianca, il cui epilogo ormai noto, si unisce a quello del giovane protagonista sognatore romantico, che inerme all’insolenza verso la realtà infingarda, si abbandona ai suoi sogni, alle realtà alternative dei congetturati se, disertando l’invito a presenziare a quelle nozze sancendo così, la fine di queste lunghe notti bianche.
Sarebbe proficuo leggere ‘Le notti bianche’ nella sua lingua originale perché ogni traduzione è un tradimento, però, che ha questa possibilità???
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Effettivamente il titolo originale in lingua è solo per palati sopraffini e soprattutto per gli appassionati dell’est europeo. Ma per noi profani, accontentiamoci del “tradimento” magari cercando chi veramente si avvicina al significato letterale (con qualche nota ai margini per spiegarne i modi di dire). Che ne pensi?
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Ti confesso che Dostoevskij come anche altri russi sono poco digeribili per me.
Di formazione sono linguista pertanto sono molto sensibile a queste tematiche. Certo bisogna accontentarsi..
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Devo dire la verità, ho letto solo Dostoevskij come scrittore russo, all’inizio con titubanza pensando potesse essere troppo nazionalista o freddo, invece mi sono ricreduto, per questa opera.
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Io di Dostoevskij non ho letto nulla, ma la storia raccontata da te è molto avvincente
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Grazie per averla letta. Un’amica fuggita dalla mia vita me lo consigliò in passato e devo confermare che è pieno di enunciazioni sui sognatori. Ti consiglio di leggerlo, “Le notti bianche” troverai dei piacevoli monologhi sulla visione romantica del mondo che ci circonda e la magia degli incontri a tarda sera, di chi per forza o nolente, si scontra con i propri pensieri e la dura realtà.
Sei stata molto gentile a lasciare un tuo pensiero. Grazie! 🙂
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Lo leggerò sicuramente, si ha sempre bisogno di un po’ di magia. Grazie a te, buona giornata 😊
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