Pensiero mattutino: “Essere equo o vivere professando l’uguaglianza?”

Nel silenzio delle nostre vite, che cominciano (per alcuni) al buio del mattino, ripassando gli impegni giornalieri, spesso si ragiona su espressioni e frasi che hanno costellato la giornata passata. Un sogno, una sensazione, un momento, possono darci ispirazione e talvolta capovolgere le sorti di un giorno che sta per iniziare.Forse per molti il mattino è proprio il momento in cui ci si prende veramente cura di se, scandito da tappe che sin da piccoli siamo stati abituati a raggiungere. Dei piccoli obiettivi come, lavarsi il viso e poi i denti, sistemando i capelli, scegliere l’abito, prepararsi la colazione, ecc…
Spesso si procede a pilota automatico, il corpo esegue le azioni mentre la mente si concentra sui pensieri che costellano la volta del nostro cervello, magari pensando anche ad una ricetta da preparare, provare e modificare. Sono sempre stato curioso di come sono fatti gli oggetti. Li ho sempre smontati per capirne il funzionamento ma in cucina questo non lo puoi fare. Devi allenare l’olfatto e il gusto per scomporre una pietanza e conoscere i concetti base di cucina per poterla riprodurre o apprezzare.
Ecco, mi sono posto questo quesito mentre pensavo a come fare la maionese senza uova!

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Fonte: Pinterest

Mi è venuta in mente un’immagine che ha fatto il giro dei social network e di alcuni siti scolastici e che poi solo uno di questi è alla base della costituzione francese: égalité et équité.
A scuola sono cresciuto con i professori di storia e letteratura che ci insegnavano l’uguaglianza, uomo-donna, culture, ricco-povero, disabile. Le motivazioni a sostegno di questo termine erano allettanti e ricche di sfumature, basate principalmente sull’accettazione delle diversità del rispetto e della difesa delle minoranze, sull’amore universale fra i popoli. Mai si è parlato di equità, solo quando si dovevano spartire forse quantità di qualcosa, di voti, di rispetto e di favori.
Nel sostenere gli esami all’università, mi sono scontrato spesso con questa frase: “se faccio sostenere l’esame a lei dovrò farlo anche agli altri, devo essere equo/a.”
Mi domando quindi se non vi sia una confusione fra i termini, oppure una giustificazione per nascondere una negligenza o semplicemente la voglia di ragionare e scegliere secondo le necessità e le capacità di ogni individuo.
Sono arrivato a comprendere col tempo che non siamo uguali, nessuno di noi lo è. Ma vedendo per le strade quei colli piegati, quelle teste impegnate a guardare in basso, mi accorgo che in realtà l’obiettivo di essere tutti uguali sia stato portato a compimento. Tutte le donne adesso adottano il rossetto rosso, anche se a molte fanno sembrare il viso la brutta copia della maschera di IT (chi non lo conosce lo cerchi sul web). Oppure nelle campagne elettorali dove se un candidato parla alle minoranze gay, lesbiche e transessuali, il candidato in opposizione candida uno/a di queste minoranze a prescindere se è competente o meno. Uguaglianza!
In verità, non esiste la parità dei sessi. La donna è diversa dall’uomo. Possiede caratteristiche fisiche e capacità differenti.
Una donna può procreare, un uomo no.
Una donna ha una muscolatura meno sviluppata rispetto ad un uomo, ma quest’ultimo non possiede la determinazione di una donna.
L’uomo da solo non vince le gare con la sola forza se al suo fianco non vi è una donna che gli infonde la caparbietà.
Ma ci insegnano che siamo uguali, tanto che sul lavoro le donne non devono e non possono andare in maternità altrimenti vengono velocemente sostituite.
Un uomo può avere una tresca con tante donne ed è considerato un macho, se una donna invece si intrattiene anche solo a conversare con più uomini allora è una poco di buono. Uguaglianza?
Mi domando se veramente abbiamo ben chiaro il concetto che sta alla base della nostra vita.

Per la definizione dei termini uguaglianza ed equità  vi lascio ampia lettura.

Come si può dire che un arabo sia uguale ad un occidentale?
Lederebbe la dignità dei due popoli. Siamo diversi e dobbiamo accettare queste diversità cercando un punto di incontro per comunicare, l’arte, la cultura, l’Amore. Sono tanti gli esempi che popolano la nostra vita eppure rincorriamo sempre questo concetto scolastico e accademico di uguaglianza.
Una volta una collega che non vedevo da tempo e con cui volevamo mantenere i contatti mi disse: “Se vuoi restare in contatto con me devi farti whatsap!” e questo mi ha profondamente scosso. Devo perdere la mia capacitò di attenzione, di pensiero per sapere cosa fanno giornalmente un gruppo da lei scelto?!
No grazie, preferisco vivere!
Mi accorgo come le minoranze, in un mondo popolato di cloni debbano affrontare più sfide rispetto agli altri. Pensiamo ai predicatori di altre religioni, come i Testimoni di Geova oppure gli Evangelisti. Spesso ce li troviamo davanti camminando in strada, ci chiedono un momento di attenzione per ascoltarli, alcuni insistenti, altri timidi. Noi rispondiamo malamente e loro non perdono le staffe, accettano gli insulti, le nostre critiche, la nostra rabbia e ci lasciano sorridendo.
Questa è uguaglianza!
Ammiro la loro forza nel non farsi trascinare nella rabbia dei cattolici. Col sorriso ti salutano.
Personalmente trovo sempre un modo per non fargli perdere tempo con me, semplicemente un sorriso e un cenno che sono di fretta e non posso fermarmi. Dobbiamo esternare le nostre intenzioni con educazione e con affetto. Non serve comportarsi da cani rabbiosi per tenere lontano qualcuno, alle volte basta un sorriso e un linguaggio del corpo gattesco che parli per noi, ma ovviamente non mi riferisco a quei comportamenti dettati dalla prepotenza dei fumatori e dall’ignoranza dei finti acculturati.
La stessa lingua araba in Italia fa parte di quelle minoranze etniche. Pensate le sfumature che esistono fra un iraniano e un georgiano, un armeno e un egiziano. Per noi italiani sono tutti arabi, mentre per loro è un epiteto dispregiativo, il classico modo di fare di tutta l’erba un fascio. Ogni paese ha la sua lingua, la cultura è araba, ma la provenienza geografica è diversa. Come raggruppare cristiani ed ebrei ortodossi sotto un unico vocabolo. Entrambi traggono origine dall’ebraismo ma sono rami ed idiomi differenti.
Non accetto essere definito uguale all’altro, non per eccesso di ego ma semplicemente perché sono diverso dal mio vicino. Forse è bene che la diversità diventi la scintilla che possa stemperare l’odio fra i popoli lontani e quelli che abitano a fianco della nostra porta. Siamo tutti diversi questa è la realtà. La classificazione crea discriminazione e l’uguaglianza crea sperequazione. L’indifferenza e l’ignoranza generano conflitti.

E voi cosa scegliete di essere: uguali o equi?!

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