
Una trasmissione televisiva spesso racconta spaccati di vita quotidiana magari estremizzate nei contenuti come i talk show di cronaca nera passando per quelli giudiziari fino ad arrivare a quelli di basso spessore come i gossip e gli approfondimenti sugli ospiti dei reality.
Da quelli appena accennati mi guardo bene da incapparci anche per sbaglio, perché palesemente si nota la presenza di un copione stabilito dalle parti, con ruoli e presenze di tutti i tipi solo ed esclusivamente pensati per attirare ascolti, numeri.
Non era così per la prima serie “Primo appuntamento” andato in onda lo scorso anno sul canale in chiaro Realtime. Si poteva veramente palpare la realtà di un appuntamento al buio, la tensione, l’emozione ma anche la paura che tutti noi (o quanto meno la maggior parte) abbiamo vissuto in una situazione simile, tutta raccontata dai protagonisti che hanno dato voce a quelle sfumature che tanto ci hanno fatto sognare quanto impaurire a secondo che l’esperienza sia stata positiva o negativa.
Tuttavia, anche se non evidente, si poteva notare una certa forzatura nell’accoppiare persone meno appariscenti con altre con cui potevano avere affinità fisiche. I bellocci e le bellocce non mancavano ma la presenza del maître romano Valerio Capriotti ti faceva cadere ogni sospetto. Forse perché era come entrare veramente all’interno di un vero ristorante e sbirciare ai tavoli dei vicini per carpirne i discorsi. Non era certamente un presentatore di professione ma aveva quell’elegante savoir-faire da ristorante di alto livello, alle volte pungente con i clienti che non prestavano troppa attenzione al/alla partner e alle volte cercando anche di stemperare gli imbarazzi con qualche risata o consiglio che solo una brava spalla poteva dare. Un personaggio che non è finto, ma segue con passione il suo lavoro ed uno stile impareggiabile rispetto all’attuale narratore, ampiamente dimostrato nella precedente stagione.
Purtroppo, con la seconda serie tutto questo viene a mancare. La presenza del buon Valerio rimane ma relegato al ruolo di responsabile di sala, dove la prima e ultima parola sulla serata viene ceduta a Gabriele Corsi già presentatore affermato nella trasmissione che palesemente inneggia l’amore, “Take me out”, ma che in realtà è una versione aggiornata ai tempi moderni del “Gioco delle coppie”.
Questa volta Gabriele si trova ad essere il front-man nella conduzione della puntata, e risulta essere quasi fastidioso nello spezzare con gag più o meno simpatiche, lo svolgimento delle cene. La prima e l’ultima parola è lasciata a lui.
Forse è possibile anche non farci caso nel seguire le coppie scelte per la seconda stagione. Una serie di personaggi reali ma su cui probabilmente è meglio ragionarci su. Trasmette tenerezza soprattutto la quarta puntata dove una coppia, lui con la sindrome di Asperger e lei con un problema motorio, si incontrano e ti permettono di poter apprezzare la semplicità di due sconosciuti che nella realtà non si sarebbero mai incontrati. Sembra quasi una scena di un film che ti prende dal cuore e ti trasporta a quel tavolo,ti fa tifare per i loro destini sperando che alla fine si sceglieranno e si frequenteranno anche fuori, ma si sa se è troppo perfetto per essere vero sicuramente reale non è!
Così ti dimentichi della prepotente presenza di Gabriele Corsi e ti concentri sulle storie. Si notano anche quelle mancanze che ti fanno percepire rabbia e frustrazione per uno/a o l’altra/o quando riesci a vedere un particolare che ti colpisce e che invece chi si trova al tavolo non riesce neanche a parcepirlo.
Fino a quando non arriva la quinta puntata e ti accorgi di vedere il volto reale di queste storie, scelte a tavolino, costruite su persone che rappresentano un ruolo nella vita ma anche nella trasmissione. Come la coppia di gemelli che si scambiano i tavoli e le ragazze, come i piatti ad un pranzo fra parenti.
Lì noto l’ingiuriosa azione di prepotenza verso il commensale, che cerca di affermare la sua spregiudicatezza maschile nel mondo reale. Credo che il buon Valerio Capriotti non lo avrebbe permesso.
A pagarne le conseguenze sono le due donne che subiscono il gioco e il disagio di trovarsi davanti due bambini che si divertono con i sentimenti delle malcapitate. Qui dove sta l’Amore?
Sarò forse io che ancora credo ai concetti ormai arcaici stilnovistici e a quello che spesso ci propinano per reale come vero e non come una palese operazione commerciale in stile “Seahaven” (The Truman Show), dove il Christof di turno ci inietta i suoi copioni e comparse come se fossero scene di vita al pari della distanza che ci sta fra il Pesto genovese e alla genovese, ossia quella linea sottile di veracità data dalla provenienza degli ingredienti, ma che fondamentalmente nell’esecuzione è quasi conforme all’originale.
Ci si trova quindi proiettati in un romanticismo subdolo dove non importa quali siano gli ingredienti, ma il piatto che vai a comporre. Un piatto che forse è ben confezionato, quasi perfetto, appetibile ai più e sofisticato per gli altri ma sicuramente vicino all’originale, quello della tradizione contadina, quella casalinga o semplicemente quello della nonna.
Si riesce a notare l’artifizio nelle inquadrature degli avventori, il contorno, soprattutto quando nello sfondo al tavolo di un’altra situazione ti trovi una coppia che discute e che è la stessa di quella sullo sfondo di Gabriele Accorsi nel commentare l’inizio, lo svolgimento e la fine delle serate. Nei particolari si vede la negligenza, perché si comprende come in verità si tratta di una location creata appositamente per questa trasmissione e per un ristretto numero di giorni, ponendoti dei quesiti, sono altre coppie che vedrai nelle puntate successive oppure sono semplici avventori in puro cucine da incubo style?
Una location poi molto interessante che tenta in qualche maniera di dare una nuova funzione e un nuovo decoro al quartiere EUR a Roma (XI Municipio), in passato simbolo del potere e della megalomania mussoliniana di una dittatura vagamente accennata, solo nella definizione del termine ovviamente.
I particolari saltano agli occhi e ti permettono di avere un quadro completo sulle persone e anche la realtà come quella trottola del film Inception dove il protagonista la utilizzava per accertarsi i limiti del sogno.
Probabilmente qualche ragazzo o ragazza che ha partecipato a “primo appuntamento” lo/la ritroverete nell’altro programma di Gabriele Accorsi, come il caso di quel single apparso nella settima puntata della prima stagione di nome Zenel per poi comparire magicamente l’anno dopo nella nona puntata della quarta stagione di Take me out, sempre alla ricerca dell’amore.
Vale la pena pensare ogni tanto che tutto ciò trasmesso in tv, che siano documentari o spaccati di vita reale, altro non sono che pura finzione, che seguono il filone dell’intrattenimento americano di massa, costellato di situazioni create ad hoc dove al suo interno si generano gag più o meno esilaranti e qualche volta commuoventi di una vita che è più vicina a quella cinematografica.
Un gioco talmente sottile che grazie alle emozioni trasmesse al pubblico permette di sopravvivere e proliferare camuffando le buone intenzioni in alto numero di ascolti.
Vedo la delusione in alcuni avventori (forse reale) nel trovarsi qualcuno diverso dalle aspettative create.
Una farsa, ben lontana nella definizione del termine e nello svolgimento, dell’opera teatrale o cinematografica, che almeno sai essere tale e che può farti più o meno appassionare. Qui non trovo Amore se non quello rappresentato dagli autori attraverso gli “attori”, o avventori di questa trasmissione, accuratamente scelti per dare svolgimento al copione scritto di un sentimento romantico rappresentato ma senza risvolti reali e fine a se stesso.
Pure la sottoscritta è legata tenacemente a “concetti ormai arcaici stilnovistici”.
Bella disamina. Mi divertivo a guardarmi “Boss in incognito”, poi mi è sorto il dubbio che sia tutto scritto a tavolino.
Farsa in Tv e nelle fiction, teatro in Parlamento…
Meno male che ho i libri!!!
p.s. hai letto la mia proposta via mail? 😀
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Errata corrige
Mi divertivo a guardare
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Guardando i particolari si riesce sempre a trovare un elemento che stona. In questa trasmissione purtroppo “è troppo bella per essere vero” e quando si ha questa sensazione allora è proprio un falso. Ho guardato qualche puntata del “Boss in incognito” ma in alcuni casi era troppo plateale, l’idea che un personaggio al potere possa aiutare una persona a caso è solo un sistema per pubblicizzare il suo operato “capace negli affari e di gran cuore”.
Nei libri almeno si è certi che qualcosa è romanzata ma almeno hai una visione chiara del punto di vista dell’autore.
Leggo subito e ti fo’ sapere. 😉
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